domenica 19 febbraio 2023

Felicità

Le ali
non spaventano
di occhietti
che trasformano in te 
la mia libertà.

~mia.

sabato 7 gennaio 2023

E lì …

… di occhi
pastello
d’ opere 
in fini,
un cielo matto
di barchette di carta, sospese.























~mia.

giovedì 8 dicembre 2022

Nero Luce

Mamma, in fine cos’è tutto questo ?
Forse la nostra lotta
per qualcosa di più profondo;
il bene in cui crediamo ?
Eppure non riconosciamo quei posti 
ormai troppo lontani
oppure facilitati
in un tempo e uno spazio
più veloce di quanto possiamo,
sospesi in quei secondi di vita
per ridurci poi in un attimo assente.
Ora, presenti verso un futuro inconsapevole
in cui dominano nostri
nuovi sentimenti,
io credo 
perseverante
in noi.

~Mia.


martedì 1 novembre 2022

La Mia Età

Camminando
ho imparato ad alzare la testa
per non perdermi tra le mie convinzioni,
perché continuando a perdermi
ho continuato a perdere tutto…
Ho imparato ad essere felice
anche quando stringo il mio cuore in un pugno
anche quando sono solo con me stesso,
ho dovuto imparare
e nonostante tutto ciò che accade
l’ amore s’ effonde 
nella sconfinata grazia dell’ esistenza. 

~mia.

sabato 24 settembre 2022

Luna, cinguettio a me caro.

Bagnatosi il cuore
ed il petto sotto la pioggia
sta, cinguettando il motivo
d’un attimo di eterno
che nel suo pianto stabile
sta; come le radici forti 
di un albero imperturbabile
anch’egli cinguettando il motivo
d’ altronde immutabile sta,
eppure egli emigra
nel suo pianto stabile 
tra le stagioni
al cantar della bella primavera
e nell’ immenso di luce bianca
tra sette colori sta.

~mia.








sabato 17 settembre 2022

mercoledì 13 luglio 2022

Liberi di Volare … Uno …

Diede una leggera spinta con il piede al sasso immobile ed il suo ingegno ottenne esattamente il risultato tanto atteso. Balzò giù dalla scrivania precipitandosi dalla parte opposta della stanza, allungando velocemente l’altro braccio per bloccare il pennello ormai andato appena oltre i bordi della tela bianca, evitando così di imbrattare tale armonia. Equilibrio che non avrebbe potuto realizzare di proprio pugno, ma sarebbe dovuto essere frutto di un meccanismo ben più complesso. 

Rimuginò a lungo riguardo quel tramonto assurdo, convincendosi sempre più che si trattasse di un insolito scenario. Sovrano si prodigava il sole sicuramente acceso di arancione mentre fasci di luce s’ adagiavano sulle fragili nuvole, sfumandole del loro colore prima proiettandole poi nel cielo rigorosamente azzurro. Il bianco ed il nero danzavano sul contrasto di luci ed ombre. La terra battuta scricchiolava sotto il peso della bici e di chi con costante passione ne produceva l’ impeto. Le verdi siepi abbracciavano lo sfondo verso una mite tregua. Nuvole fragili all’ apparenza, ferme nella gravità terrestre, come l’ impresa di un funambolo in bilico sulla mente concentrata. Niente sembrava poter scalfire l’ ambizione di poter raffigurare quel sentimento ardito. Certamente per Riccardo non sarebbe stato difficile avere accesso ad un episodio contemplato numerose volte, dopo anni di studi accademici. 

Giurava di aver visto una volpe zampettare in lontananza alcune ed altre volte di aver potuto ammirare la visione dei vicini contadini delle terre confinanti, chini nel loro umile lavoro soprattutto durante i mesi di semina e raccolta. 

Bisognerebbe anzitutto ammettere che in una situazione di illusoria normalità, il pittore con scandita pazienza potrebbe osare la riproduzione della naturale realtà con fedeltà meticolosa. Un poeta incalzerebbe la ritmica quiete della pragmatica relatività nell’ assolutismo di un frammento temporale. Un compositore probabilmente coglierebbe la persistenza di emozioni fortemente contrastanti in una melodia drammaticamente vivace. Oppure ogni dettaglio assumerebbe la forma di libertà, ruotando a turno per l’ io eterno di ciascun soggetto. Eppure esattamente cosa farebbe un artista ?

Non erano solo le volpi ad aggirarsi nei dintorni. Come in ogni comune zona campagnola, il paesaggio godeva del cinguettio di uccelli d’ ogni specie, l’ irriverenza di rumori provenienti dai cespugli di roditori fuggitivi; i resti appesi della pelle di serpente in tempo di muta sulle pietre appuntite dei muri a secco. Il brulicare incessante di vita della bella stagione. Lo stridio dei grilli e quello incessante delle cicale. Formiche, api, farfalle, vespe, libellule, gechi, blatte e millepiedi. Il pascolare delle pecore, le mucche ed i cavalli nei recinti. Poi gli animali delle stagioni più fredde. 

L’ ambita apertura del permesso alla caccia. Una vera e propria cultura che univa con determinante devozione vecchia e nuova generazione. Padri e figli, nonni e nipoti, zii ed amici. Fierezza e soddisfazioni, delusioni e dure lezioni da apprendere; fauna che non aveva alcuna intenzione di venire meno ai doveri del ciclo vitale. Mimetiche e fucili. Dinastie da proiettare verso il futuro. Un’ arte antica quanto la storia dell’ uomo. Scaltra ed affinata all’ istinto di sopravvivenza. Innalzata al leggio intellettuale. Non mancarono dunque all’ appello opportunità di questo genere. Giuseppe, amico di vecchia data dell’ acclamato chef, era solito invitarli nelle uscite notturne. Inutile dettagliare la spartizione della selvaggina. 

“Riusciresti ad esprimere con una sola parola quali sono i sentimenti che emergono quando pensi alla caccia?” chiese Riccardo all’ intimo quando giunse l’ alba di una battuta prosperosa. La curiosità era una forte peculiarità del giovane. “Sfarfallio” rispose l’ altro con tono grave e secco. “Fu mio padre ad insegnarmi gran parte delle cose di cui sono a conoscenza. Iniziai ad uscire con lui, le prime volte, all’ età di dodici anni” proseguì, “Il percorso della vita poi pensa a fare il restante lavoro. Ad indicarti la strada più adatta verso il miglioramento. Ovviamente prestando attenzione nel cogliere gli indizi giusti quando opportuno. Non potevo usare le armi allora, ma ricordo perfettamente l’ impazienza nell’ attendere notti come queste solo per godere della magica atmosfera che si creava” mentre i suoi occhi si tingevano di nostalgia, una smorfia di disapprovazione emerse dal viso del ragazzo, perché le stava a cuore la vita di ogni innocente. “Per quanto crudele può apparire c’è qualcosa di poetico in tutto ciò vero?” concluse con sarcasmo il veterano, assumendo questa volta una nota di piacere. 

Nonostante il circondario però , la famiglia di Riccardo era nota per la catena di ristoranti diffusi tra le diverse città europee. Il primo aperto dal padre Antonio nella terra natia di Lecce, all’ età di ventisette anni, rappresentò a tutti gli effetti il via per una faticosa strada che puntava dritta verso il successo della proficua attività. Dal talento culinario paterno probabilmente discendeva il fascino artistico che da sempre coinvolgeva ogni attimo la vita del figlio. La sera del tramonto eteroclito, l’ erede sostò abbondantemente lungo il viottolo di casa. A poche decine di metri dalle luci perimetrali di una dimora semplice da delineare. Un’ accuratezza impeccabile nell’ aspetto esteriore quando tutt’attorno aleggiava eterea l’ idolatria aurea. “Stupore” pensò. Stupore, stupore, meraviglioso stupore. L’ amore circense colmo di acrobazie nel suo nobile cuore. Perché furono stravaganti le emozioni che lo impregnarono. E variegato l’ arcobaleno di pensieri che imbrattarono la fantasia. 

Giunta la sera come da rituale, dopo aver cenato e messo in ordine la cucina, si sdraiò sul lettone per scaricarsi di tutto quello che durante la giornata fosse stato degno di memoria, appuntandone i contenuti con scrupolosità. Riteneva necessario tenere traccia di ogni piccolo dettaglio. Perché anche se primordiale è l’ amore che spesso trasfigura la realtà, muta costantemente la sua consapevolezza. Riteneva perlopiù necessario non alimentare il bisogno di giudicare gli elementi giusti o sbagliati a posteriori. Niente che valesse la pena dare per scontato. 

Un paio di cuffie e tanta musica. Incanalandosi verso il centro dei suoi pensieri, varcando l’ arco oltre gli strati superficiali del materialismo dalla dissolvenza più lieve, cercando di aprire così l’ infinito spazio della conoscenza. Con chiarezza ancora una volta andrebbe specificato che a costituire la base del tessuto sociale è la mente pensante. Resterebbe ad una lama affilatissima con tutta la sua pericolosità la responsabilità di tagliare in due parti ben distinte la verità ed il potere.

Impiegò i giorni a seguire per studiare il marchingegno nei minimi dettagli. Dopo aver fissato due ganci al soffitto, distanti tra loro tre passi d’ uomo, incastonò centrale una barra in acciaio di quattro metri. Posando una pietra, del peso tale da riuscire a sostenere il gioco, al bordo della scrivania affollata delle sue facoltà, la legò con la prima estremità di una corda dallo spessore di due centimetri. Ben tesa la passò da un lato del tubolare, facendo appena mezzo giro, per poi proseguire perpendicolarmente quasi a toccare il pavimento. Il secondo nodo teneva ben salda la cima di un manico di legno. Rigida stavolta la diagonale del faggio che ricongiunse la terra ed il cielo. 


~Mia.




sabato 2 luglio 2022

Leggero

Sull’ uscio d’ una camera 
oberata di ricordi
al tramontar d’ una giornata 
discola da quitare
dove
infida si sorseggia la gravità.

~Mia.

venerdì 10 giugno 2022

Il potere dei fiori


Non dovresti nemmeno esistere
e per fortuna esisti
Fanciullo.

~mia.


Nel buio insondabile della derisione, la determinazione emerge come una luce fievole ma inarrestabile. Attraverso il labirinto delle critiche grottesche, la volontà si intreccia con la speranza di una risoluzione pacifica. Laddove il giudizio disprezzante cerca di gettare ombre, la forza interiore si erge come un faro, guidando verso la serenità e la comprensione. In questo intricato balletto tra oscuro sarcasmo e risoluzione, la determinazione si rivela l'arma segreta per trasformare la derisione in un dialogo costruttivo, forgiando così un cammino verso una soluzione illuminante.

Blue

Per l’ elaborazione di parti del contenuto è stato utilizzato l’ ausilio dell’IA Gemini. ~Mia.